Heineken jamming festival ediz 2006

 

Dopo due anni torno al HJF, l’ultimo che vidi c’erano come headlinears The Cure ma ricordo anche un gruppo di attempati 40enni The Pixies IMMENSI piú quella ragazzina oramai diventata donna PJ Harvey.

Meno caldo, non molta gente rispetto alle scorse edizioni, buona organizzazione (anche se…si veda qualche riga dopo), ragazzini in divisa d’ordinanza ’06 mischiati a icone prese pari pari dai primi anni ottanta oltre a qualche bestia tarantolata, che sembra essere capitata lì per caso e poi, scusate ma lo devo scrivere, una pinta di birra a 5 euro, troppi!!!
Meglio parlare di musica.

Quest’anno la line up vedeva ai nastri di partenza gruppi come: Kill the Young, hard-Fi, Negroamaro, Finley assieme a tipi come Steven Patrick “The Smiths” Morrisey, Depeche Mode, in mezzo i Golfrapp.

Iniziamo con i Golfrapp e devo fare una piccola premessa, dopo la prima canzone del gruppo in questione mi son chiesto e questo penso anche altri “visitatori” del HJF, “ma sarà questa l’ora di farli suonare?” erano le 4 del pomeriggio, va beh. Ottimo set comunque, ben suonato, a memoria hanno eseguito tutte le canzoni dei singoli, seppur a distanza ho sempre seguito la loro carriera e dal vivo riescono a rendere quei suoni tipici che si possono trovare sui loro dischi, menzione dovuta per la cantante Alison: sia per la voce che per la presenza scenica…

Hard-fi sinceramente non so cosa scrivere, non mi ricordo nulla degno di essere scritto, scusate.

Lui, Steven Patrick “The Smiths” Morrisey, a distanza di vent’anni dall’uscita di “The Queen is dead” finalmente riesco a vederlo live, ha attaccato con “Panic”, splendida, commovente e attuale (Hang the DJ), mi son venute le lacrime agli occhi, in seguito ha pescato dal repertorio recente, distribuendo qua e là qualche chicca estratta dal repertorio mancuniano (“Girlfriend in a coma”), ha finito lo show con “How soon is now” lapidaria.

Moz sul palco é bravo, eccome, gigioneggia col pubblico, sa come prenderlo, é come se avesse una sorta di aurea attorno, forse é conscio di quello che ha scritto per la storia della musica, finito lo show mi é venuto spontaneo dirgli grazie.

Capitolo Negramaro, allora premesso che non sapevo chi fossero, ma porcavacca, ma questi tipi hanno venduto un bel po’ di dischi, frequentano le classifiche, c’era della gente che sapeva a memoria le loro canzoni, mi chiedo, ma come si fa?
Sono allucinanti, le canzoni non sono belle, no, il bassista tiene il basso come Simon Gallup dei Cure, ma c’é una certa differenza, eccome, il cantante si agita, urla attraverso il microfono, ma cosa? Il niente, se poi penso che hanno aperto la serata e che Moz avrebbe potuto suonare al posto loro…
Ho finito.

Finalmente arrivano I Depeche Mode, iniziano con una “A pain that i’m used to” incendiaria a seguire “A question of time” molto percussiva, in seguito il set ha alternato brani estratti da “Playing the angel” come “Suffer well” “Precious” “John the revelator” miscelati a brani che hanno fatto la loro storia, da “Enjoy the silence” a “Behind the wheel” sino ad una splendida versione di “In your room” privilegiando l’album “Violator” da cui hanno estratto ben cinque brani, con “Personal Jesus” a regnare su tutte, tra i bis hanno estratto (ma quanti anni avrá?) una versione tecno di “Photographic”.
I Depeche sul palco sono solidi, sintetici, Mr. Gahan sa come gestire una platea, eccome, ma hanno anche un cuore, non mi vorrei dilungare troppo, forse perché sono di parte, passiamo alle note stonate.

Cosa non mi é piaciuto? Mi viene in mente l’atmosfera, in passato li ho visti diverse volte dal vivo, l’ultima in quel di Milano lo scorso febbraio, ho notato subito che era un concerto diverso da quelli soliti, non c’era l’hype (mi scuso per la parola modaiola) tipica dei loro concerti, quel non so che cosa che li circonda durante le loro performance, forse questo é dovuto al fatto che suonavano all’aperto e l’acustica magari ne ha sofferto, così come il pubblico eterogeneo, quasi dava la sensazione di essere capitato lì per caso, tutto questo dava un senso di dispersione, altra cosa che ho notato é stata durante l’esecuzione di certe canzoni in cui era praticamente impossibile rimanere fermi, NESSUNO che provava a dare una qualche spintina al vicino, inoltre (ho quasi finito) ho notato che sia Gahan che Gore hanno sbagliato l’attacco di “Home”, ultimo cosa che mi batte nella testa e lo devo scrivere, é la voce di Gahan, sembrava che nelle prime canzoni, avesse come il freno tirato, dopo si é sciolta e ha fatto quello che doveva fare…

Considerazioni personali a parte una buona giornata di musica, peccato per Moz, sarà, spero per la prossima volta

Mi hanno detto che il giorno dopo i Metallica hanno marameldeggiato il festival, peccato non esserci ma il fisico non é piú quello di una volta e gli anni passano per tutti, alla prossima 

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